Eremo di Curinga - Monastero di Sant'Elia Vecchio - Una Porta di collegamento tra Oriente e Occidente
Il piacere della scoperta ci porta a vivere la Calabria in ogni suo angolo, anche quelli meno noti, ma non per questo meno importanti, oggi andiamo a Curinga. Siamo già stati a Curinga, in località Acconia, a far visita alle Terme Romane, e in località Corda a scoprire nel bosco il Gigante Buono, un albero maestoso e millenario, oggi torniamo in località Corda, una zona in campagna, un po' sopra il centro abitato, a scoprire una vera meraviglia, uno dei tanti beni archeologici della nostra terra che merita di essere valorizzato e portato a conoscenza dei più, si tratta di un antico Eremo di Curinga, l'eremo di Sant'Elia Vecchio.
L'origine dell'eremo non sono note con certezza, ma pare che con certezza si possa affermare che l'eremo doveva esistere già nell'anno mille, epoca in cui Roberto il Guiscardo firmava un documento in cui si cedeva l'eremo all'Abbazia Benedettina di Santa Eufemia.
Stando a questa ipotesi, pare che furono proprio i monaci venuti dall'oriente a fondare in queste terre, affacciate al Mar Tirreno, una cappella dove ritirarsi e trovare un rifugio sicuro, al riparo da attacchi nemici e gente ostile che arrivava dal mare.
Risulta con più chiarezza che il convento di Sant'Elia Vecchio fu in seguito sede dei monaci Carmelitani, i quali probabilmente apportarono degli ampliamenti alla costruzione originaria. I resti del Monastero, oggi ci consentono di capire come era un tempo, doveva essere su due diversi livelli, quello inferiore era adibito alle funzioni giornaliere, mentre quello superiore doveva essere il dormitorio. Una parte della chiesa del monastero rimane perfettamente conservata, è l'abside della Chiesa, con base quadrata su cui poggia una parte elevata rotonda che termina con una stupenda cupola bizantina.
Gli interni sono intonacati, mentre all'esterno si può osservare la maestria nel posizionamento di ogni singola pietra che ha permesso di erigere questa magnifica opera architettonica.
E' in questo luogo, in una straordinaria posizione panoramica, oggi con il bosco di pini alle spalle, e davanti la campagna che degrada verso il mare, che giunsero i monaci basiliani venuti dall'Oriente, portando in queste terre isolate le prime forme di civiltà, con il monastero quale fulcro culturale, spirituale e intellettuale, oltre che importante centro sociale che si sosteneva con il lavoro dei monaci stessi, i quali avevano un sistema agricolo ben organizzato e che oggi non può certo passare dimenticato. Nel territorio di Curinga vi sono alcuni esemplari di alberi orientali, con molta probabilità portati dai monaci venuti dall'Oriente.
Negli anni '90 sono stati condotti sul luogo degli scavi archeologici, con l'intento di poter capire meglio le vicende che si legano a questo luogo, in realtà poco si è trovato che abbia potuto chiarire meglio la sua storia, ma di certo ha portato altri misteri, poiché sono state rinvenute nella cappella del monastero delle sepolture tombali, al cui interno sono stati rinvenuti degli scheletri di donna, risalenti al 1700-1800, non si sa chi siano, ma pare che uno dei due sia appartenga ad una donna uccisa con una ferita alla testa, probabilmente i corpi sono stati seppelliti quando il monastero era ormai abbandonato. E' in stato di abbandono che appare oggi, anche se in buono stato di conservazione, dove sono ben visibili le mura perimetrali di ogni spazio alla base, in un bel prato verde, giacciono i resti dell'Eremo di Sant'Elia, un patrimonio dell'umanità, seppur senza alcun riconoscimento ufficiale.
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